(di Alessandro Obino)
L’analisi delle nuove linee guida della scuola primaria italiana sono al centro dell’intervento di Alessandro Obino, dal titolo Computazionale non è digitale, in cui cerca di chiarire la distinzione (spesso fraintesa) che intercorre fra il pensiero computazionale, citato come uno dei sette strumenti culturali fondamentali per lo sviluppo della cittadinanza, e le competenze digitali, citate negli stessi documenti programmatici come una delle quattro aree di competenza chiave per i cittadini del domani.
Oggi molti attribuiscono al pensiero computazionale la valenza di una sorta di introduzione al mondo digitale, mentre vedono nelle competenze digitali un modo per sviluppare e impiegare questo non meglio definito “pensiero computazionale”. Nell’intervento Obino chiarisce come le competenze digitali definiscono la dimestichezza con i nuovi media e la capacità di muoversi su quel terreno con padronanza, mentre il pensiero computazionale definisce una modalità di organizzazione del pensiero che non solo è ben distinta dall’uso delle nuove tecnologie, ma rappresenta l’unico vero antidoto al rischio di semplificazione e atrofizzazione delle nostre facoltà intellettive e la strada migliore per l’avvio di un “Nuovo Umanesimo”.
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“Computazionale non è digitale”
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